La morte? Che spettacolo

Rosario Fiorello contesta l’abbuffata di morte violenta nei programmi tv del pomeriggio. Ha ragione, ma il nodo non è soltanto la fascia oraria, è anche come le tragedie sono trattate (e con quali effetti) tra ridicole “esclusive”, insistenze da stalker, tuttologi a vario e vago titolo.

La strage a puntate è una realtà: negli ultimi giorni una ragazza data alle fiamme, un sedicenne che con un amico ammazza i genitori, un uomo finito a bottigliate mentre cerca di placare una lite fra coniugi, una donna accoltellata dal marito che subito dopo va a giocare alle slot, un’altra cancellata dall’uomo che poi si uccide.

La tv d’intrattenimento rovescia immagini

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Renzi, io o noi?

Dell’ex premier Matteo Renzi amici e nemici hanno sempre detto – soprattutto quando non sapevano che altri complimenti rovesciare o quando volevano addolcire critiche – che era uno straordinario comunicatore. Forse un entusiasmo sopra le righe, giacché proprio lui ammette di aver compiuto errori nella comunicazione e annuncia: troppo “io”, passeremo al “noi”.

A parte che già altri passarono al “noi” nei vent’anni tra le due guerre e non portò bene, le persone vicine al segretario Pd dovrebbe suggerirgli che il cuore della questione non è quel che si proclama e nemmeno – seppur abbia un peso – come lo si proclama

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