<Quante storie> si intitolava un libro di Enzo Biagi del 1989. E ogni storia apriva pensieri. Questo sito non vuol essere palestra di certezze e nemmeno piazza dove ognuno grida per conto suo. Si propone soltanto d’offrire occasioni per riflettere – abitudine che va dissolvendosi – su quel che ci capita intorno e addosso, su ciò che offre la vita che attraversiamo, dal mercato librario (dando spazio anche e soprattutto a quel che non entra nei grandi circuiti) ai mass media, dalla società nei diversi suoi volti alla politica. Con un orecchio a ciò che prima di noi ha detto gente spesso più saggia di noi.
Dal revenge porn al revenge horn
Dal revenge porn al revenge hor,n, dalla vendetta attuata diffondendo immagini intime dell’ex amata a quella compiuta mostrando a tutti le proprie corna. Ma non è la desolante festa delle rivelazioni sulla collina torinese a far riflettere, quella rimane un privato foruncolo inciso tra musiche e cocktail. Specchio della società è invece l’inarrestabile, confusionaria, voyeuristica alluvione di commenti, dai giornali ai social, dalla tv agli “esperti” di legge, psiche, cuore, bon ton.
Arrendiamoci al fatto che , in quest’epoca di estrema solitudine interiore e feroce individualismo, per reazione si condivide tutto, dalla vacanza esotica alla pipì contro
Alain Elkann e il treno sbagliato
Alain Elkann ha raccontato qualche giorno fa su Robinson, l’inserto culturale di Repubblica, un viaggio in treno fra i “lanzichenecchi” da Roma a Foggia. Tutto quel che è divampato dopo – reazioni indignate, sfottò, polemiche di giornalisti, risposta del quotidiano, presa di distanze della redazione – ha narrato un’altra cosa: l’editoria di oggi corre come un treno senza motrice o così di fretta da saltare alcune stazioni fondamentali.
Che cosa si rimprovera ad Alain Elkann? Di aver dipinto se stesso come un elegante e colto signore isolato tra barbari dediti a musica, telefonini, chiacchiere sul sesso. Il suo giornale l’ha difeso rimproverando