La mia lama uccide il rap

I ragazzi del rap si sfidano a Parigi e dintorni, ma è una sfida di ritmo e di parole che raccontano e graffiano la società e le sue gabbie. Qualcuno invece sfida loro a tradimento, con il divampare di risse improvvise prima, poi con una lama che vaga  scegliendo vittime tra gli artisti.

Si entra curiosi per il giallo e per il mondo che esso colora in Rapkoka (Giraldi editore) di Gianluigi Schiavon (vicedirettore del Resto del Carlino, autore di romanzi, racconti, poesie). Se si ha poca dimestichezza si entra – fra quei giovani, non nel libro – anche un po’ diffidenti: saranno balordi? cantanti senza vero talento? perdigiorno? E si comincia a vivere

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Viaggio silenzioso tra le stelle fredde

Due dolori atroci porta questa pandemia. Uno è  la routine che ammassa i morti nelle cifre dissolvendone la vita, così che qualche decina di vittime in meno rispetto al giorno prima diventano un terribile “soltanto”. L’altra bruciante sofferenza è la solitudine del loro viaggio.

A ciascuno di loro, al viaggio silenzioso che li accoglie, dedico come un saluto dolente qualche brano di Le stelle fredde (Mondadori, 1970),  romanzo di Guido Piovene. Il protagonista, lasciato dalla sua donna, si rifugia in campagna. Qui, da una fenditura in un muro esce uno strano vecchio: è Fedor Dostoevskij, che racconta il suo cammino nell’aldilà.

Era uno spazio accidentato

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