Venezia, troppo bella per vivere

Venezia come Atlantide, ma non sommersa da un dio come Poseidone, bensì da omuncoli perduti tra ignavia, inettitudine e mazzette di denaro.

Incuria, incompetenza, disinteresse e interessi minavano Venezia già prima che si discutesse del Mose. Li mostrava  la più inascoltata delle voci, quella della Cultura. E oggi, a distanza di quasi cinquant’anni, è un’emozione malinconica prender fra le dita, con rispetto e timidezza, un raffinato libretto: Alcune proposte per distruggere Venezia (Ruggero Aprile editore), scritto nel 1972 da Stefano Reggiani (Verona 1937, Roma 1989), autore di saggi (Sorelle d’Italia, Dizionario del postdivismo, Nel

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Genova, infinite battaglie al calar della sera

Nei vicoli “dove il sole del buon Dio non dà i suoi raggi” battaglie antiche – quelle per  la dignità e la sopravvivenza – s’intrecciano con le nuove, quelle per il denaro e il potere. Il porto di Genova e la città vecchia sono moli,  muri, voci, passi, misteri, vita e morte accordati come da un’orchestrina in Il blues della Maddalena (Golem edizioni), sorprendente e affascinante romanzo di Francesco Cozzolino, scrittore genovese di nascita e torinese d’adozione, e Marco Grasso, giornalista del Secolo XIX e saggista (dalla criminalità organizzata alla silenziosa strage dell’amianto).

In questo angolo di mare e caruggi, ai lati e alle

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