Donne e figli uccisi: la morte della Morte

Più di cento donne ammazzate in un anno, spesso dopo lungo stalking. Uomini inseguiti e massacrati per uno sberleffo, un insulto, una prepotenza alla guida o per uno stupido furto. Gli assassinii d’impeto o covati fanno vittime quanto e più del crimine organizzato.

Dietro a tutto ciò – salva la fantasia di un parroco che riesce a immaginare provocanti le vittime stremate da una persecuzione – c’è un senso della morte sfumato dalla sacralità alla banalità, dalla scelta estrema al facile colpo di spugna che spazza via disegni e scritte su una lavagna che non si è capaci di sopportare.

Sono fondamentali le considerazioni sul massacro di donne – talora amate

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Bolaffi, le storie della Storia

Bolaffi? Per caso è parente di “quello dei francobolli?”. Una monotona domanda ha battuto il tempo a una vita, accendendo il  sorriso e, insieme, una diffidenza antica, con le radici nelle leggi razziali e nel nazismo.

Agiatezza di borghesia ebraica, infanzia da preda nascosta, mondo della filatelia e dell’arte, cavalcate e gare di sci, nonne, balie, insegnanti, zie, guardiani della morigeratezza, fascismo, nazismo, lotta partigiana, affari e generosità sono Il mio romanzo familiare di Stella Bolaffi Benuzzi (Golem edizioni, prefazione di Aldo Cazzullo).

Più che un affresco un mosaico che – variopinto, commosso, sempre guizzante d’ironia – percorre

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