Natale, ogni nefandezza vale

Natale come un carnevale. <Lo trascorrerò con i clochard>, ha annunciato, in sfida al governo, il leader della Lega, partito i cui assessori sparsi per l’Italia hanno spesso cacciato dai loro stracci e cartoni quei fastidiosi sfregi al decoro urbano. Finito di stabilire l’ora in cui è nato Gesù Cristo, è il momento di sfruttare quelli che il Nazareno amava. Naturalmente <a pranzo>.

La nefandezza di questa scelta è confessata dall’annuncio stesso: non <avevo da tempo deciso di trascorrere Natale con loro e lo farò ad ogni costo>, bensì <se mi vuoi tenere chiuso in casa, io esco e vado da quelli che in casa non ci possono stare nemmeno se vogliono>

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L’isola dolente del figlio rinnegato

L’isola è  emblema e sensazione d’abbandono e solitudine, approdo del fuggiasco e rifugio del reietto. Ed è nell’isola di Giava che matura e sfiorisce una costola di Hegel, ammirato filosofo e imperfetto padre.

Impastando con straordinaria lievità biografia reale e costruzione fantastica, uno splendido romanzo – La notte negli occhi (Lindau) – scava nell’angolo più privato dell’illustre professore, ne afferra i segreti e li  porge come se filmasse il solitario vagare di anime perse nel caos del mondo. L’autore, Francesco Baucia, ha il gusto, senza saccenteria, di trasformare in alta narrativa lembi di vita dei grandi: l’aveva

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