Donne in viaggio nell’inferno

Nel giugno 2008 La Stampa mi inviò a Lampedusa, dove con la Guardia di Finanza andai incontro ai clandestini e rimasi con loro quando, recuperati, furono soccorsi dal medici sul molo. Ascoltai storie atroci, che ripropongo in memoria delle vittime del naufragio di nove anni fa.

<Vachina giura». «Giuro Amina». «Giura che porterai il bambino». «Te lo giuro». E Amina sale sul gommone che dalla Libia la offrirà a Lampedusa, senza il piccolo. E qui, su una motovedetta, appena dissetata, ai finanzieri già parla di lui: «È la mia vita». Sul molo, sdraiata sulla barella, racconta ancora l’amore totale per quella creatura nata dopo stupri e altri stupri di mercanti di carne e divertita

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Care vittime, sarà una grandinata di dolore

Care vittime di delitti, cari parenti di quelle vittime, vi scrivo con tristezza in giorni di campagna elettorale.

Come sapete esistono fra i pretendenti alle poltrone soggetti che si sono sempre detti dalla vostra parte e con voi invocavano una Giustizia implacabile ed esemplare.  Ora hanno d’un tratto deciso di abbandonarvi a pianti solitari e senza consolazione: se Parigi val bene una Messa, un posto al governo vale il dolore senza risposta delle vittime di reati.

Sapete che esistono forze politiche che da sempre cercano di delegittimare la magistratura e ridurne il potere in quanto pericolosa perché infila occhi e orecchie nei loro affari. Per voi invece, con le forze dell’ordine

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