Nel giugno 2008 La Stampa mi inviò a Lampedusa, dove con la Guardia di Finanza andai incontro ai clandestini e rimasi con loro quando, recuperati, furono soccorsi dal medici sul molo. Ascoltai storie atroci, che ripropongo in memoria delle vittime del naufragio di nove anni fa.
<Vachina giura». «Giuro Amina». «Giura che porterai il bambino». «Te lo giuro». E Amina sale sul gommone che dalla Libia la offrirà a Lampedusa, senza il piccolo. E qui, su una motovedetta, appena dissetata, ai finanzieri già parla di lui: «È la mia vita». Sul molo, sdraiata sulla barella, racconta ancora l’amore totale per quella creatura nata dopo stupri e altri stupri di mercanti di carne e divertita