Razzismo, punta di un fetido iceberg

Ogni giorno nuovi episodi di razzismo, verbale o fisico, organizzato o spontaneo. Presi da orrore, ci concentriamo sugli episodi, ma la loro collana  racconta un’infezione sotterranea che li genera e  sgretola la società.

Dietro un pallino flobert non c’è soltanto una testa bacata che odia il nero, bensì un diffuso sentire: non è poi così grave, si può, si deve. Alcuni di questi criminali erano razzisti anche un anno fa, ma – pur disillusi e frustrati dalla vita e dalla politica – conservavano un concetto di regole e punizioni, reso via via più blando dalla delegittimazione della magistratura ad opera dei partiti ogni volta che un’indagine li toccava.

Il vero messaggio che anime morte ricevono oggi è: sei italiano, puoi, hai diritto. Una devastazione del cervello e della società che si radica e si esalta non è e non sarà controllabile. Continuerà nel suo delirio anche quando dovesse sparire l’occasione della spinta razzista. Questo clima abbrutisce i cittadini. E chi lo fomenta per perfezionare il  potere non avrà a disposizione un popolo fiducioso e obbediente (come curò d’avere Hitler), bensì branchi di esaltati della prima ora poi delusi come prima dai propri giorni e allo sbando come randagi rabbiosi pronti a stritolare anche la mano di quelli che furono i padroni.

Chi doveva scalare il potere l’ha fatto con un messaggio chiaro: il tuo nemico non è qui, viene da deserti e mari. Poi un altro messaggio strisciante: se li odi non è colpa tua, ma colpa loro. Poi uno subdolo: sparare a un rom è meno grave che sparare al vicino di casa, perché il vicino di casa è uno come te, che spara ai rom. Instillando paura degli altri anziché fiducia nel proprio operato, gli scalatori del potere hanno creato un popolo incerto, spaventato, insicuro, suggestionabile finché la rabbia cieca non ha il sopravvento. Indicando il nemico hanno deviato l’attenzione, il rancore di vite private del rispetto dalla politica, l’hanno scaraventato contro i più miserabili così da distogliere lo sguardo dalle promesse assurde e irrealizzabili, dai tradimenti (una flat tax sarebbe il regalo ai ricchi e non a quegli elettori), dalla distruzione della cultura, dall’ignoranza, l’improvvisazione, lo spudorato sfottò degli eletti (faccio politica in barca a vela).

Oggi questa gente scrive frocio sugli scontrini, umilia l’uomo di colore nell’ufficio pubblico, spara dalla finestra, insegue e uccide il presunto ladro. Si sente libera e autorizzata dal potere: sparo, tanto poi verrà la legge sulla legittima difesa, retroattiva, e tutto andrà a posto. Ma se non verrà – con la sua scia di vittime anche italiane innocenti – il “nemico” diventerà il governo che mi ha armato e poi mi ha lasciato solo. Se verrà e qualcuno sparerà a mio figlio mentre la notte piscia nei pressi di un giardino la legge sarà bastarda. Dopo l’onda razzista questa gente odierà chi fino a quel punto li ha accompagnati. E’ inevitabile.

Sotto il razzismo c’è un’infezione senza antidoti: paura e frustrazione, odio e ira, dissolvimento delle regole morali e del Diritto, un’anarchia non ideologica ma di comodo, che nessun governo “duro” sarà in grado di gestire, perché se ci proverà sarà il traditore, il nuovo nemico, con di fronte una folla addestrata a non aver più remore.

Le rivoluzioni e la presa del potere sono state guidate da gente colta, Robespierre e Lenin, Washington e Castro. L’ira dei pacifici italiani – depredati e umiliati dalla politica – è guidata dalla stessa rozza politica, che cerca di salvare il proprio orgoglio e la propria posizione, che teme le intelligenze e lo studio, la cultura e la preparazione e perciò si affida a senso di onnipotenza e pieno diritto d’agire con cui illudere la massa.

Come la fermerà? A manganellate? A raffiche di mitra? E chi le sparerà? Oggi le forze di polizia sono tra incudine e martello, davanti a cittadini che reclamano interventi ma sono sempre più pronti a reagire se gli interventi non sono di loro gradimento. Vedremo aggredire carabinieri e barellieri, medici e vigili del fuoco che salvano un immigrato da un pestaggio o da un rogo. Chiederemo a quei carabinieri di chiudere un occhio sui pestaggi?

Oggi c’è lo straniero, domani ci sarà altro. Facciamo l’ipotesi che l’eroico Capitan Paura con i suoi yes man di governo mantenga una promessa e blocchi per sempre continenti in viaggio. Questa Italia sovraccarica di terrore, frustrazione, odio vorrà colpire comunque e, senza nemico prestabilito, prenderà coscienza dell’esistenza sempre più misera che conduce. Ma a una moglie traditrice o a un ladro puoi sparare, al lavoro che non trovi, alla pensione troppo bassa, alla sanità che ti prenota per l’anno dopo a meno che tu possa pagare, al gas e alla luce che aumentano non puoi sparare. Hai bisogno di facce, corpi, sangue, nemici tangibili. E allora, dopo questa educazione all’onnipotenza anarchica pallottole rischieranno di volare negli uffici pubblici, nelle corsie, nelle strade, ovunque si possa incarnare in un uomo o una donna il proprio mal vivere.

Questo sta accadendo. Prima che la folla gonfiata di odio come un palloncino di elio uccida nella fila al supermercato o a quella per la partita, per salvare le loro poltroncine Capitan Paura e i suoi amici hanno una sola via d’uscita: incentivare gli arrivi di barconi. Per poi scappare lontano, anche loro profughi da un paese in guerra.