Presepe, la polemica più idiota

Presepe sì presepe no.  Poi verrà crocifisso sì-crocifisso no. E’ cominciata la più vuota, inutile, assurda delle polemiche: ideologica e per nulla religiosa. Insegnanti che non vogliono turbare i piccoli musulmani, scuole che difendono la tradizione più che la fede, amministratori che selezionano i pastori secondo il colore della pelle.

Una polemica stupida e ignorante. Di quattro evangelisti due dedicano spazio alla nascita di Gesù. Matteo racconta che “Maria si trovò incinta per virtù dello spirito Santo”, narra di Giuseppe perplesso e dell’Angelo che scende a parlargli, poi fa venire i Magi a rendere omaggio. Luca, dopo l’Annunciazione, la nascita di Giovanni Battista e il Censimento per editto di Cesare Augusto, parla della coppia in viaggio, della mangiatoia come culla, dei pastori che a Betlemme s’inchinano all’evento e spargono la notizia.

Si dà il caso che anche nel Corano – che pur ritiene Cristo un profeta e non il figlio di Dio – c’è una ripetuta Annunciazione. Lo Spirito dice a Maria: “Io sono il Messaggero del tuo Signore, per donarti un fanciullo purissimo”. Gli angeli aggiungono: “O Maria! In verità Dio t’ha prescelta e t’ha purificata e t’ha eletta su tutte le donne del creato. (…) Iddio t’annunzia la buona novella d’una parola che viene da Lui, e il cui nome sarà il Cristo, Gesù figlio di Maria, eminente in questo mondo e nell’altro e uno dei più vicini a Dio. Ed egli parlerà dalla culla come un adulto, e sarà dei Buoni” Lei domanda: “Come potrò avere un figlio se nessun uomo m’ha toccata mai?”. E l’Angelo: “Il tuo Signore ha detto: cosa facile questa per me, e Noi per certo faremo di lui un Segno per gli uomini”. Poi: “Ed essa lo concepì e s’appartò col frutto del suo seno in un luogo lontano”

Gesù parla della sua missione: “In verità io sono il Servo di Dio, il quale mi ha dato il Libro e mi ha fatto Profeta, e m’ha benedetto ovunque io mi sia e m’ha prescritto la Preghera e l’Elemosina finché sarò in vita. Sia pace su di me, il dì che nacqui e il dì che muoio e il dì quando sarò suscitato a vita!” Lo Spirito del Signore annuncia che egli guarirà il cieco nato e il lebbroso e resusciterà i morti, dichiarerà lecite alcune cose proibite nella Torah. Cristo coglie intorno a sé un senso di rifiuto e chiede: “Chi saranno gli ausiliari miei verso Dio?”. “Noi, risposero gli apostoli, siamo gli ausiliari di Dio”.

Certo, Maometto lo ritiene un Santo e un Profeta mortale e non il figlio di Dio, anzi fa da Cristo fa profetizzare  la propria venuta quale altro Messaggero. Ma il Corano, come attinge alle figure bibliche, s’inchina a Maria, innalza Gesù. Dunque a che pro inquietarsi sul presepe o sul crocifisso a scuola? Anziché rinunciare per eccesso autolesionistico, anziché imporre e ostentare per sfida a una religione che nemmeno si conosce, anziché creare una distanza che non esiste, sarebbe più semplice allestire un presepe, appendergli accanto qualche pagina del Corano, spiegare in classe a cattolici e musulmani la presenza di Cristo nei testi di tutte e due, con le debite differenze. Senza appunto ignorare che Maometto porta un rispetto, una gratitudine, una devozione che di sicuro non conoscono quanti usano la fede e i suoi simboli come strizzate d’occhio e clave politiche,

Molto più radicale di quella musulmana è la posizione della religione ebraica, che non riconosce nel Cristo il Messia. Eppure, essendo gli ebrei cittadini italiani, essendo più volte gli ebrei passati attraverso pagine orrende della Storia, mai ci si è preoccupati di loro rispetto al crocefisso in classe o al presepe in corridoio, quasi fosse assimilato per nascita o abitudine. E proprio la maggior vicinanza dell’Islam al cristianesimo rispetto all’ebraismo dimostra ancor più come l’imposizione ostentata, autoritaria del presepe o del crocefisso non nascano da una tutela della propria fede ma dall’ignorante convinzione di contrapporsi a chi invece – seppur ridotto rispetto a quello cristiano – attribuisce a Gesù, alla sua nascita, a sua madre, un ruolo legato a un Dio che esiste quando ci fa comodo.