In volo radente su lampi di vita

In volo su scorci del mondo e guizzi di vita, ora scolpiti e ora sfuggenti. Immaginatevi sulla poltroncina di un aereo che a bassissima quota, senza una rotta, gira intorno alla Terra. Vedete laggiù un puntino minuscolo, il pilota scende ancora e rallenta, il puntino si dilata, cresce, diviene una persona su un  palcoscenico di case, strade, mari. E’ Brasile? sì, è senza dubbio Brasile. L’aereo si rialza, vira, prosegue e di nuovo s’abbassa su altri puntini che si animano: in Germania e poi in Grecia, in Portogallo, in America, in Norvegia, in Italia.

Fulminante come visioni in un oblò, profondo come i segreti dell’animo umano, è straordinario questo Giramondo (Giraldi editore) di Gianluigi Schiavon, giornalista, vicedirettore del Resto del Carlino, autore di poesie, racconti, romanzi (dell’anno scorso Rapkoka, giallo tra giovani, musica, droga).

Veloci capitoli d’un viaggio più che racconti, queste pagine narrano storie molto lunghe. Scrive Roberto Giardina nella prefazione: “Per una novella si può sprecare una trama da romanzo” . Storie lunghe perché sono vite colte quando le segna il destino, oppure il caso, o la volontà o, ancora, l’incoscienza. Sono confidenze di un’umanità stranita, determinata, incerta, illusa o disillusa, tappe del giro del mondo che è l’esistenza.

In Brasile l’aereo sorvola silenzioso e spia come un aliante la folle corsa di un taxista, tenendoci sospesi : dove quella fuga approderà? galera, schianto, che altro? Il volo riprende e sotto di noi un colonnello, ritto e immobile, contempla la sua condanna: una scritta che annuncia la chiusura forse definitiva del bordello che è stato nido delle sue emozioni più vere. Eccoci sulla Germania, dove alle 12 in punto ci aspetta un uomo inginocchiato sulla tomba della moglie: è professore o assassino? Ancora avanti intorno alla Terra, a scrutare il rapinatore ballerino di tango a Marsiglia, il vecchio traghettatore di turisti a Santorini, il giostraio donnaiolo a Porto, sempre in bilico tra la sorpresa del passo veloce d’un giallo e le sospensioni d’attesa di Raymond Carver, dove nel silenzio sono le cose a parlare. Figure imprevedibili e nitide d’incanto, come l’uomo che fa il baciamano a tutte, conosciute e no, e il Barbablù di Provenza. Sorvolando l’Italia ci riappare Caravaggio, non proprio lui, il suo alter ego rinchiuso senza gloria a Poggioreale, In Inghilterra la mummia Ginger ci ferma: ascoltate la mia verità.

Perché in giro per il mondo, perché non a due passi da casa? Risponde nella prefazione Roberto Giardina: perché soltanto lì possono esistere così e possiamo incontrarli. Senza la pedanteria del minuzioso, anzi liberando un forte potere evocativo, Schiavon ci fornisce nomi di strade, hotel, monumenti, bar, distanze fra luoghi, che si animano in sintonia con il protagonista. E allora il volo radente intorno al mondo diventa il viaggio nelle più solitarie contorsioni umane, delle quali luogo, ora, colori, edifici sono parte essenziale. Forse insieme sono il destino, forse il caso, la libertà, il compimento di una premessa o un annuncio.