In trattoria il 4 marzo 2018

Il 4 marzo 2018, un signore educato e timido attraversò la strada dov’era la trattoria. C’erano passanti sul marciapiede, ma incerti e muti, non più la gentaglia dei mesi e giorni prima, che ammassata e urlante sembrava ripetere una sola cantilena, seppur con toni diversi, interrotta di poco in poco dai gridi di rapace di qualche insofferente.

Aprì la porta, entrò. La bettola era sporca e rumorosa, puzzava di cavoli marci. Era un impasto di gente che si abboffava seduta, in piedi, voltata all’indietro, ginocchioni, culo per aria e gomiti in bocca al vicino. Ma non c’erano altre osterie in città. Il signore educato e timido alzò le spalle fino alle orecchie

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Il treno, la cronaca, la politica

Spargono dolore le vittime del treno deragliato fra Cremona e Milano. Spargono dolore e parole. Fra le immagini e le cronache, fra le sincere condoglianze, facevano capolino frasi politiche: “è nostro dovere vigilare”, “la priorità della sicurezza”. Sarebbe bello (e impossibile) poter dire che tutto era a posto ed è stata fatalità, ma non si può e allora si promette il proprio impegno su qualcosa che già non doveva essere.

Allo stesso modo, quando una tragedia di diversa natura (aggressione, violenza, rapina, omicidio) colora giornali e siti, parte la cavalcata politica della prevenzione prima di tutto, poi della repressione e Giustizia come se le forze dell’ordine

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