Ungheria, ascolta i tuoi poeti

Ungheria, svanita è la memoria? Nato da tribù migranti venute dagli Urali nel nono secolo, il Paese che si accanisce contro i profughi rilegga i versi di un suo poeta, Istvàn Vas (1910-1991).

Cerca pure tra noi una compagnia

nella quale uno, almeno uno

non abbia provato la prigione,

nel venti, nel trenta, nel quaranta

o nel cinquanta, per un motivo

o per l’altro. E’ inutile, in un casuale incontro

attorno a una bottiglia di vino,

a un tavolo di una trattoria di campagna,

in qualunque seduta fortuita di lavoro

di qualsiasi ufficio,

o quando si festeggia la casa nuova,

dappertutto troverai qualcuno

che può dire o tacere com’era dietro le sbarre

o dietro il filo spinato, e quando e perché

ormai è pressapoco lo stesso chi ha messo in galera chi,

ma chi vuoi che indaghi, sempre uguale si leva la polvere del carcere,

quasi quasi riscatta

persino il truffatore.

Perciò se uno sconosciuto si accosta al tuo tavolo

o l’occasione richiede il brindisi,

non sforzarti di indovinare chi e da dove

vorrebbe impetuosamente (se potesse)

bloccarti e incombere su di te: tira un po’ in là

la sedia, stringiti per fargli posto:

ecco come siamo: su, alziamo i bicchieri.