Quando i conigli beffano gli eroi

Eroe di questi giorni è il poliziotto disarmato ucciso a coltellate a Londra mentre tentava di bloccare il terrorista. Mette tristezza vederlo omologato a non eroi, con un termine che ogni giorno si usa senza risparmio e senza logica.

Nel gorgo sociale dell’individualismo e dell’egoismo leggere di eroi conforta, ma scoprirne ovunque offusca e svilisce il coraggio, a volte il sacrificio di chi lo è davvero. Per la Treccani è eroe “chi, in imprese guerresche o di altro genere, dà prova di grande valore e coraggio affrontando gravi pericoli e compiendo azioni straordinarie”. Ecco alcuni “eroi” di oggi secondo i media.

Nel Varesotto una signora si sente male al volante dell’auto. La bambina di quattro anni ferma un passante, il quale chiama il 118. Nella cronaca dettagliata la piccola va a controllare gli occhi della mamma svenuta, diagnostica la gravità della situazione ed è lei a suggerire all’uomo il numero di telefono da comporre (ha trovato il passante più rimbambito di tutto il quartiere, già grazie che sia riuscito a picchiettare giuste le tre cifre).

In Toscana un bambino di 16 mesi cade in una piscina. Un operaio che lavora lì accanto lo prende e lo tira fuori. Eroe? Lo è se la normalità è dire: “non è mio figlio, anneghi pure”.

In Puglia una settantenne si sente male mentre è in coda alla cassa d’un supermercato. C’è un medico? domandano dagli altoparlanti. Non c’è, ma si fa avanti il salumiere il quale, “eseguito il consueto esame primario della donna, le libera dalla lingua il cavo orale”. L’eroismo, par di capire, non sta tanto nell’averle impedito di soffocare mettendo a repentaglio le proprie dita, ma nell’aver prima agito come un medico legale.

Si ha un passato da eroe anche nel male. In Lombardia un postino finisce in un’inchiesta della dottoressa Ilda Boccassini che indaga su uomini della ‘ndrangheta. Nei titoli si annuncia che è licenziato il “postino eroe”, tale perché come sindacalista un giorno si era opposto all’amministratore delegato. Non c’è via di mezzo: o venduto o eroe.

La qualifica di eroi va molto anche fra gli animali. A Saronno l’incredibile cane Thor vede degli sconosciuti alla recinzione e – dobbiamo crederci? – abbaia. Difficile da immaginare: un cane che in un giardino abbaia a chi si avvicina non è cosa di tutti i giorni, ma Thor lo fa e la vicina chiama i carabinieri. Cane eroe.

Gli fanno concorrenza ardita gli esemplari di Cricitomys gambianus, allevati e selezionati in Tanzania: sono topi giganti africani, che fiutano il tritolo delle mine. E’ da vedersi se è proprio una scelta meditata e consapevole che rispecchia la definizione della Treccani. Ma per una delle maggiori testate italiane sono i “ratti eroi”.

Temerario un coniglio eroe francese. Da una finestra entrano i ladri mentre la famigliola è al piano di sopra, ma lui pianta nella gabbietta un baccano che sveglia i non eroi addormentati (forse il suo agitarsi sottintendeva: fatemi uscire che vi sistemo io).

Tutto ciò fa sorridere, ma mette anche malinconia, perché ci dà una consuetudine sbagliata con un termine che tanti davvero meritano, ma lo meritano non inflazionato e svilito. Molti hanno ancora impresse le parole di Gaetano Moscato, 71 anni, ferito dal camion lanciato sulla folla a Nizza. A quanti gli davano del nonno eroe rispose: “Veramente sono stati i miei nipoti a salvare me”.