L’italiano muore anche in farmacia

La morte dell’italiano, inteso come lingua, passa anche per la farmacia. Nel bugiardino di Redonyl, medicinale contro le dermatosi degli animali, si parla di “biomodulatori endogeni prodotti localmente a richiesta”. L’azienda è sicura della confidenza d’ogni italiano (inteso come persona) con i “biomodulatori endogeni” ma, nel dubbio che non conosca l’espressione “a richiesta”, si premura di specificare tra parentesi on demand.

Senza nazionalismi linguistici, è lecito chiedersi che accadrà dopo il bugiardino con la traduzione inversa. Qualche spunto si può trarre ispirandosi al sito nuovoeutile.it di Annamaria Testa, che propone “300 parole da dire in italiano”. Quando la moda dell’inglese sarà totale, nelle istruzioni per prepararsi a un’ecografia dell’addome si leggerà: “nelle sei ore antecedenti l’esame astenersi da ogni assunzione di food“. In quelle per scrivere una domanda o un ricorso: “compilare in ogni sua parte il form“. Miele e marmellate artigianali d’un paesino tra le montagne dove si è ancora legati al dialetto saranno homemade. Nelle sentenze saranno stabilite condanne per spacciatori di denaro fake. Nei dialoghi delle volanti all’avviso “sono fuggiti su un’auto scura” si risponderà “dimmi il brand“. Per comunicazioni urgenti l’autorità ci convocherà nella sua location. Ci sentiremo più importanti. E quando su una bolletta esosa e sbagliata sarà indicata la deadline la pagheremo in tempo senza lamentarci, tanto siamo internazionali, quindi ricchi.

Infelice il paziente in affanno che dirà al medico: lascio le cure sperimentate e vado a provare gli intrugli di un mago. Anziché spiegargli che va incontro a una pia illusione, il dottore istruito e aperto al mondo gli dirà che si tratta di wishful thinkin. Il malato, affascinato e sventurato, correrà dal cialtrone: anche il luminare ne elogia il metodo e con che parole importanti!. Con un nome così bello non può che funzionare.