Festa in maschera per serial killer

Una festa in maschera, una ragazza truccata da scimmia che rimorchia un costume da marinaio. A casa di lei musica, Pinot grigio e un gran cocomero. Al momento del sesso lui è colto da un’improvvisa passione: il naso. La “scimmia” non gradisce l’impetuoso feticismo e, nel trambusto che ne viene, il marinaretto per sbaglio l’ammazza.
La scoperta d’un dettaglio diventa ossessione e di un giovane asociale fa un serial killer, protagonista sconclusionato eppur logico, mansueto e sanguinario, di Feroce è la notte, bel romanzo d’esordio di Mattia Molini, autore teatrale, sceneggiatore e regista dopo gli studi alla New York Film Academy.
Se il disperato Kovalyov di Gogol cercava il proprio naso sparito una mattina, il giovane introverso e amante del musical di Molini cerca (e scova) nasi da amare con passione, piaccia o non piaccia alle proprietarie. In una macabra festa personale percorre e insanguina così le notti di una Perugia che da città di arte, jazz e cioccolatini si riscopre torrente di orrori e cadaveri.
All’assassino seriale dà la caccia il più improbabile eppur credibile sbirro, Titta, brutale ispettore di polizia che se ne va in giro in tacchi a spillo e massacra di botte sfigati teppisti. I due – cacciatore e preda – s’incrociano e per l’omicida è una cotta che arricchisce la sua smania erotica d’una sorta di ripetuto omaggio d’amore e morte all’idolo travestito.
Intorno a loro una multicolore e bizzarra compagnia: pacifisti violenti, il bombarolo cinefilo, la psichiatra che riceve i pazienti a tarda sera al bar e non si scompone per una strage, il pappone logorroico, cinico e patetico, la prostituta dalle sciagurate velleità di artista concettuale, il medico legale rigorosamente menzognero, il questore menomato e vendicativo. E un popolo della notte – baristi, albergatori, avventori, taxisti – che sfiora crimine e violenza senza avvedersene.
Un circo di personaggi psichedelici? No, piuttosto un mondo molto concreto portato alla sua più inconfessata natura. Con uno stile incalzante eppur fitto di affondi nella mente, Feroce è la notte fonde senza scricchiolii gli attori da eccellente opera per immagini (fumetto, cartoon o film) nella solidità del noir. Molini impasta arti diverse e le condensa con la scrittura in un torrente narrativo, facendo di apparenti caricature personaggi reali, cogliendo debolezze del burbero e socialità dell’introverso, scovando in delitti dall’origine assurda la minaccia del tutto-è-possibile, trasformando la bizzarrìa di un feticismo nel film e nel romanzo della scellerata festa di una notte.