Il Giorno della Memoria, la sera degli alibi

“Voi che vivete sicuri / Nelle vostre tiepide case, / Voi che trovate tornando a sera / Il cibo caldo e visi amici: / Considerate se questo è un uomo”. Il monumento poetico scolpito da Primo Levi non proseguiva con “ricordatevi ogni tanto”, bensì con “meditate che questo è stato”. Meditare significa intendere l’essenza, unica strada per evitare il ripetersi. A questo serve il Giorno della Memoria: tenere accesa la coscienza portandosi dentro l’eco  l’indomani e l’indomani ancora e ancora. Non soltanto dimenticare, ma anche dare per superato e lontano un passato significa dissolverne il monito.

Può risuonar facile e perfino retorico

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La volgarità dell’incendiario

Ogni sera in tv – giocando su singole o condivise stanchezze e ire, fingendo d’ammansire esagitati convocati in piazza proprio per urlare – eleganti conduttori e commentatori attizzano il falò dell’odio contro miserie migranti, rese ora più intense di un tempo dalle nostre politiche e dai nostri affari (detti anche mercato delle armi). Non ai singoli esasperati ma ai fuochisti dai bianchi polsini manda un saluto Marcel Proust (All’ombra delle fanciulle in fiore, Einaudi): “Odorava di tutta la volgarità contegnosa della gente perbene”.