La morte? Che spettacolo

Rosario Fiorello contesta l’abbuffata di morte violenta nei programmi tv del pomeriggio. Ha ragione, ma il nodo non è soltanto la fascia oraria, è anche come le tragedie sono trattate (e con quali effetti) tra ridicole “esclusive”, insistenze da stalker, tuttologi a vario e vago titolo.

La strage a puntate è una realtà: negli ultimi giorni una ragazza data alle fiamme, un sedicenne che con un amico ammazza i genitori, un uomo finito a bottigliate mentre cerca di placare una lite fra coniugi, una donna accoltellata dal marito che subito dopo va a giocare alle slot, un’altra cancellata dall’uomo che poi si uccide.

La tv d’intrattenimento rovescia immagini

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Garlasco e la stanza di Chiara

Le indagini della difesa sul delitto di Garlasco (condanna a 16 anni confermati dalla Cassazione per l’assassinio di Chiara Poggi) portano nuovi elementi, tra i quali reperti di Dna e testimonianze. E buttano sospetti su un amico del fratello di Chiara: mai entrato nella villetta, dicono lui e la madre della ragazza; entrato eccome, dice la difesa di Stasi, entrato per accedere al computer.

Senza inoltrarsi nel dibattito sulla vicenda, colpisce come essa è narrata. Per gli adulti un appartamento è composto – secondo le possibilità economiche – di ingresso, cucina, bagno, soggiorno, sala, studio, camera da letto (e poi, secondo ricchezza, biblioteca, sala del biliardo, sala cinema)

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