I carabinieri “ribelli”

“In una lettera alla famiglia, scritta prima di morire, il carabiniere disegnò uno schizzo del luogo dove l’avrebbero trovato cadavere”.

La semplicità angosciante di quello schizzo è un punto in una mappa che percorre l’Italia per tappe spesso poco note della Storia, fra muri e alberi di fucilazioni, stanze di torture, stazioni e tradotte di prigionieri, finestre di caserme presidiate, difesa di gente inerme, sacrificio e coraggio di uomini con una caratteristica comune: l’uniforme dell’Arma. Nell’immenso archivio della guerra civile e della Liberazione Andrea Galli, giornalista del Corriere della Sera, ha cercato e raccolto (Carabinieri

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La nobiltà del “rosa”

Annaspiamo o ci crogioliamo in una palude di cronaca nera, reale e amplificata dall’intrattenimento da salotto. Una <nera> affollata sempre più da quella fetta di violenza che i reportages dicono scaturire da <un amore malato>: femminicidi e cascate di coltellate, acido, benzina e fiamme. Ma, per quanto malato, è amore dell’altro? O paranoide amore di sé che fa parer quasi una fiction quello vero? Non per antidoto o consolazione, ma per passione letteraria, si possono raccontare amori anche tormentati ma non insanguinati e lo fa con Il domatore di principesse (I Antichi Editori Venezia), Roberto Bianchin, scrittore, giornalista, musicista e, dice lui, saltimbanco

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