Slogan, grida, brusii dalla politica dissolta

Anche sui Mondiali si è abbattuta la cacofonia di urla e slogan che si spintonano nel  dissolversi della Politica.

Un vicepresidente del Consiglio, nonché ministro di quel che gli aggrada la mattina, è andato a Mosca a “gufare contro la Francia” per far dispetto a Macron. E tifosi orfani di una nazionale si sono accodati, tifando Croazia per contraddire lui o con antipatia per i “nipotini degli ustascia”. Dimenticando che il fascista nazionalista croato Ante Pavelic fu a lungo ospite del governo italiano e dittatore in casa sua massacrò i serbi con alleati tedeschi di Hitler e italiani di Mussolini (Aimone Savoia-Aosta, senza mai metterci piede, divenne

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Salvini e l’attore che impazzisce in scena

Pare impossibile capire origine e fine di ringhi, barriti, spari di Matteo Salvini, Mnistro dell’Interno e strillone del governo. Fra migranti e rom, scorta di Saviano e vaccini non dà tempo ai giornalisti e alla gente dei social di togliere le dita dalla tastiera.

Trascuriamo per un momento i contenuti, sebbene inquietanti per usare un eufemismo. Guardiamo la sequenza, la raffica, l’affidarsi all’effetto ripetizione-acclamazione-insulto-polemica. E’ evidente che il signor ministro non ha intenzione di sedersi in ufficio e, per esempio, guardare i problemi dell’immenso apparato che dovrebbe gestire. Manca così di rispetto non soltanto ai cittadini

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