Ceronetti, poeta dell’Umanità perduta

Sotto gli occhi e attraverso la penna di Guido Ceronetti, morto ieri a Cetona, passavano secoli di cultura indagati con sapienza e passava la quotidianità spicciola elevata a simbolo della più pericolosa delle armi create al mondo: l’uomo.

Pareva impossibile che i toni spesso apocalittici, la raffinata veemenza, l’intransigente visione di tanti suoi scritti provenissero da quella figura minuta, gentile, con lo sguardo fanciullesco. Di “filosofo ignoto” parlò l’anno scorso in una bella intervista di Bruno Quaranta per La Stampa in occasione del novantesimo compleanno (“novant’anni di solitudine”), festeggiato con il suo Teatro

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Il “ritorno” dell’emigrante anarchico

Le parole emigrante e anarchico in tutti evocano  Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti, mandati innocenti alla sedia elettrica negli Stati Uniti del 1927. Altri emigranti e altri anarchici, con sorti diverse, dormono negli archivi di un’Italia che ignora o cancella la sua storia.

C’è chi per fortuna non considera gli archivi polverose tombe bensì sorgenti da scoprire . All’Israt (Istituto per la Storia della Resistenza di Asti) hanno scavato due giovani studiosi, Stefano Brezzo e Werther Spessa. Indagando su antifascisti e sovversivi astigiani si sono imbattuti nella foto di un uomo un po’ calvo, alle prese con un microscopio, con un sorriso ermetico. Hanno

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