I morti che lo Stato non sa capire

Ci sono tutti – assassino, morti, una vittima che uccide – tranne lo Stato.

Un benzinaio ha dato fuoco (per un’ipotesi di gelosia, dice) a un clochard addormentato. Il proprietario di un ristorante ha sparato nella schiena al ladro. All’incredulo orrore per il primo fatto si mescola la spaccatura fra chi comprende l’esasperazione del ristoratore e chi ne condanna l’eccesso. L’occhio resta fisso sui fotogrammi dei fatti, ma questi sono la coda di un film  lungo e cupo.

Il ristoratore – già vittima di incursioni – scende con il figlio per sventare una razzia annunciata dal sistema d’allarme. Il suo legale parla di colluttazione

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Perché Avetrana ci appassiona e fa paura

Con il potere evocativo della cronaca, Avetrana riassume le nostre paure: dell’Ignoto e della Giustizia, come quest’opera di Giancarlo Giordano. In un’Italia che a bocca spalancata si spacca in due quando avviene il fatto, durante le indagini, durante i processi, la sentenza ultima sulla vicenda di Sarah Scazzi ci lascia sperduti in quella frattura, esaspera fino alla lite le certezze degli ospiti nei programmi televisivi d’intrattenimento neanche fossero coinvolti.

La fine dell’iter processuale lascia orfani non di una verità ma delle proprie convinzioni. Lascia orfani perché c’è un reo confesso e non creduto, Michele Misseri, e ci sono due condannate

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