Preghiera da una zattera di pietra

Questa preghiera è per tutti voi che urlando “prima gli italiani” vi agitate su una zattera che vi pare solida, perché di rocce, boschi, case, banche, ronde, spot, vacanze. E invece scivola in un buio profondo

Per voi che all’angolo della via comprate una bustina di svelta dal gigantesco senegalese e vi guardate alle spalle pensando “non venite a rompere adesso, sbirri del cazzo”. E domani direte in ufficio, agli amici, ai figli: con tutti quegli spacciatori hai paura ad uscire di casa.

Per voi che lungo il fiume affittate una nera o un’albanese e poco più in là aprite i pantaloni, le abbassate la testa e mentre la testa ondeggia le carezzate la

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De André e quelli che “lo Stato siamo noi”

E’ uscita su La Stampa una  bella intervista di Nicola Pinna a Cristiano De André.

Dalle domande, pensate e dirette, e dalle risposte, pronte e sicure, emergono la profondità e vastità – con le sue naturali aree grigie e le intensità non confessate – del rapporto tra padre e figlio, il legame con un “mito” del quale il figlio ha seguito con talento le orme, si percepiscono l’amore e la stima che Fabrizio rendeva manifeste agli altri con entusiasmo e a lui con rigore e consigli.

Cristiano racconta e ribadisce la convinzione anarchica e non violenta di suo padre, espressa già in Storia di un impiegato: “Certo bisogna farne di strada

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