Un Nobel per scrutarci dentro

Il Nobel a Kazuo Ishiguro , se almeno il premio Nobel spinge a leggere, può farci del bene. La sua è  letteratura di ciò che l’uomo porta dentro dimenticato o volutamente celato, in un intreccio d’orgoglio o vergogna, imbarazzo o impotenza. La motivazione rimarca che “nei suoi romanzi di grande forza emotiva ha scoperto l’abisso sotto il nostro illusorio senso di connessione col mondo”.

Nato a Nagasaki nel 1954 e trasferitosi bambino in Inghilterra con la famiglia, Ishiguro crebbe impastando le due culture (“non si è per tre quarti una cosa e per un quarto un’altra”).Grazie anche al film di James Ivory, il suo romanzo più noto è Quel

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Furore di Steinbeck e furore italiano

Furore di Steinbeck portato in tv da Baricco con Bianconi ha avuto doppio effetto. Ha offerto cultura a tutti, ma  ha anche colorato – attraverso le reazioni – una cartina di tornasole di questo triste Paese.

Facendo scorrere con  pazienza commenti, applausi e compiaciuti inni al “fallimento” della serata (splendida), si capisce il gigantesco buco nero dal quale sgorgano sui social tante furibonde porcherie, prime fra tutte quelle  razziste e sessuofobe.

Prima, durante e dopo si sono espressi quelli con interesse per Steinbeck, gli estimatori di Baricco e quelli a priori fiduciosi in lui più che in Steinbeck, quelli con scarsa abitudine alla lettura ma attratti

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